La tutela della privacy dei cittadini europei sta molto a cuore non solo ai Governi, ma anche a tutti coloro i quali si trovano ad operare nel settore delle applicazioni software, con particolare riguardo alle APP destinate a smartphone e tablet. Per questo motivo il gruppo di lavoro Article 29 Data Protection Working Party, che raccoglie i Garanti della Privacy della Comunità Europea, ha recentemente emesso un parere comune che traccia delle linee guida molto precise di tutela, con particolare riferimento ai minori. Le parole chiave contenute nel documento sono “sicurezza”, “protezione” e “informazione” degli utenti che utilizzano dei servizi collegati ad app scaricate, spesso gratuitamente, senza rendersi conto di quel che realmente accade ai propri dati.
Attualmente vengono caricate circa 1600 nuova app al giorno nei vari online store e ciascun utente ne possiede una quarantina all’interno del proprio smartphone o altri tipo di device, come ad esempio i tablet. Queste applicazioni spesso sono installate senza badare troppo a ciò che possono fare, in tema di raccolta e memorizzazione delle informazioni: possono avere accesso alla posizione dell’utente, alle sue foto, alla rubrica telefonica, a tutti i dati presenti nei profili dei social network e molto altro ancora. Ma quel che è ancora più grave, secondo i Garanti, è il fatto che spesso non venga seguito il “principio di minimizzazione”, ovvero la raccolta esclusivamente dei dati essenziali al funzionamento dell’applicazione. In moltissimi casi, infatti, si è riscontrato che gli sviluppatori si sentano autorizzati ad accedere e registrare dati che nulla hanno a che fare con le finalità previste, ma che possono creare “valore” per chi li possiede. Con la giustificazione di non meglio definite indagini di mercato, queste pratiche scorrette configurano una schiera molto estesa di Grandi Fratelli che spiano gli inconsapevoli consumatori.
D’ora in avanti, quindi, chi si cimenterà con la creazione di un’App, sia essa a pagamento o gratuita, dovrà prestare molta attenzione, sin dal momento della progettazione di alcune precise regole da seguire per quanto riguarda la tutela della Privacy:
disegnare l’App in modo da recepire tutte le indicazioni sulla Privacy
essere inizialmente chiuse alla condivisione e solo successivamente “sbloccabili” da parte dell’utente, dopo che egli venga opportunamente informato e quindi aver raggiunto un livello di consapevolezza di quanto avviene con i propri dati.
Tra le molte raccomandazioni enunciate, inoltre, le più importanti sono:
l’utilizzo di codici identificativi dei consumatori non persistenti, in modo da eliminare il rischio di tracciamenti che non conoscono una fine
lo stabilire dei tempi certi di conservazione dei dati raccolti e la loro successiva cancellazione
l’utilizzo di icone “user friendly” per segnalare all’utente che specifici trattamenti di dati sono in corso (come ad esempio nel caso di trattamento di dati di geolocalizzazione).
uno specifico avviso per ottenere il consenso dei genitori per le app rivolte ai minori.
Chiunque voglia, quindi, d’ora in avanti offrire servizi e prodotti alla platea europea dovrà tenere conto di queste novità, se non vuole incorrere in violazioni e multe sia a livello nazionale che internazionale, e quel che peggio ad andare incontro a seri problemi per la propria brand reputation.
Diego Martone ©
Pubblicato sul numero 63 di:
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