Nuovi motori di ricerca, vecchi problemi con i risultati

La recente presentazione del motore di ricerca sviluppato da Facebook ha aperto una riflessione molto importante sui quanto avvenga dei dati personali e non, che giornalmente vengono immessi e catalogati in Rete. Come è noto, infatti, i dati una volta che vengono indicizzati subiscono una propagazione all’interno di database e server in ogni angolo del pianeta e diviene molto difficile riuscire a cancellarli, anche se a richiederlo è una sentenza del tribunale. Diviene, quindi, ancora più importante tenere a mente questa caratteristica all’interno del lavoro che sarà in grado di svolgere Graph Search, questo il nome del neo nato motore di ricerca dato da Zuckenberg, il CEO di Facebook. Graph Search lavora sui dati immessi, condivisi, visti e piaciuti all’interno di Facebook, dai propri amici e a seconda dei permessi all’accesso delle informazioni che ciascuno deciderà di dare, anche di persone amiche indirette (amici di amici). Un esempio vale più di mille spiegazioni: su Google se digitiamo “amici a cui piace Lauretana” i risultati rimandano alla pagina Facebook dell’acqua minerale e successivamente tra gli altri anche al sito dell’acqua. Con Graph Search la medesima interrogazione restituirà invece quali risultati le foto delle persone che entro le nostre cerchie hanno fatto in passato like sulla pagine dell’acqua, oppure hanno commentato o condiviso un post in cui se ne parlava e così via.
E’ evidente quindi che il tipo di informazione restituita è non solo di natura differente, ma possiede un valore consistentemente diverso: il primo di tipo classificatorio (Google), il secondo di tipo sociale (Facebook, che peraltro integra comunque i propri risultati con quelli di Microsoft Bing)
Secondo alcuni osservatori la nuova proposta di Facebook ha dei risvolti molto interessanti per le aziende, in quanto offre la possibilità di ottenere delle segmentazioni e delle interrogazioni mirate sui gusti e le preferenze degli utenti. Tuttavia, in molti ritengono che l’attuale stato dei dati che vengono raccolti e incrociati su Facebook presenti moltissimi limiti, tra cui citiamo i due più evidenti:
Facebook vuole offrire la possibilità a chiunque di tenere una propria piccola comunità di contatto, limitando, tramite la richiesta e accettazione delle amicizie, il numero di persone con cui condividere le proprie informazioni, ma il nuovo motore di ricerca ha bisogno di lavorare su la più grande quantità di dati possibile per generare dei risultati appetibili.
negli ultimi mesi sono emerse molte ricerche ed analisi che hanno dimostrato che molti profili di Facebook non siano reali e che vi siano delle compravendite di “like” anche a costi molto bassi che gonfiano in modo consistente la reputazione di una pagina di una marca; tutto questo si potrebbe riverberare nei risultati del motore di ricerca rendendo lo strumento – a dir poco – inesatto
Da non dimenticare, infine, il tema della privacy: fino a che punto è legittimo che un’azienda possa accedere ai dati personali degli utenti che frequentano la sua piattaforma per offrire degli insight a chi li intende acquistare? Come potranno reagire (se potranno farlo) gli utenti nel limitare l’accesso alle proprie informazioni?
Nei prossimi mesi avremo le risposte che attendono sia utenti del popolare social network che aziende interessate a questa nuova tipologia di offerta di ricerca.

Diego Martone ©

Pubblicato sul numero 62 di:

Beverage and Grocery

Reperibile tra le testate pubblicate su FoodHospitality.it

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